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L’era dell’Astrattismo è finita…

Nasce nel 2010 il Metaformismo, nuova teoria visiva che pone l’accento sulle forme di un quadro, di una scultura, di una installazione e sollecita il pubblico a leggerle e trovarne il senso.

L’era dell’Astrattismo è finita… Lo dichiara lo storico dell’arte Giulia Sillato dopo anni di indagini sul campo. Il concetto di “astratto” aveva valore come componente fortemente critica di una pratica artistica altamente naturalistica e figurativa, ma la scissione tra la realtà e l’arte – finalizzata questa a rappresentarla -, che ha segnato profondamente la cultura artistica del Novecento, ha diviso sempre di più gli interessi speculativi di ciascuna di esse, intraprendendo la prima (la realtà) la strada dell’iperrealismo (pittura), della fotografia e della virtualità, nelle due accezioni appunto artistica e tecnica, l’altra (l’arte) la strada della libera rielaborazione formalistica.

Lo studio attento delle espressioni artistiche non figurative ha fatto emergere la presenza, in un’opera cosiddetta “astratta” o “informale”, di miriadi di forme, facilmente individuabili, che ne compongono la texture. All’assenza di figure si è sostituita la presenza di forme e questo avvalora l’idea che un prodotto artistico non possa mai essere stato veramente astratto, o peggio ancora “informale”, semmai astratto dalla figura ma non dalla forma la quale, una volta dissolto l’apparato compositivo classico, subisce una trasformazione (da cui meta-form- ismo) tornando a vivere una nuova vita.

Nasce nel 2010 il Metaformismo, nuova teoria visiva che pone l’accento sulle forme di un quadro, di una scultura, di una installazione e sollecita il pubblico a leggerle e trovarne il senso. Ma il Metaformismo non è solo una chiave di lettura che introduce l’osservatore nel mondo dei segni e dei simboli, è soprattutto una rivoluzione culturale che media tra l’avanguardia e il classicismo, facendo cadere ogni barriera separatista, potendosi dimostrare che dall’una si trapassa all’altro e viceversa proprio perché è solo una questione di forma : organizzata e conclusa nel progetto figurativo classico, istintuale e aperta nell’interpretazione avanguardistica.

Si è sempre sostenuto che l’avvento delle avanguardie del Novecento avessero segnato al fine del razionalismo, ma oggi si può parlare di un nuovo razionalismo perché il Metaformismo esprime l’esigenza di razionalizzare le immagini artistiche contemporanee.

Il Metaformismo (C)2010 è un nuovo conio, in quanto tale tutelato da Copyright, come pure tutti i contenuti che esso comprende e non può essere citato senza il nome di chi lo ha creato, Prof. Giulia Sillato, storico dell’arte di scuola longhiana che ne detiene tutti i diritti d’autore.

Ricordo, che quando nel 1994 ebbi l’idea di un ciclo itinerante di rassegne d’arte con opere di autori viventi e lo intitolai “L’Arte Contemporanea nelle antiche dimore”, mai e in nessun istante, di un’elaborazione poi rivelatasi molto complessa, pensai di “sbattere” dentro a un rispettabile monumento qualsivoglia numero di artisti, veri o presunti. La mia intenzione era del tutto critica e del tutto sperimentale: la metabolizzazione, avvenuta ormai da anni, dei contenuti di tutti i manifesti d’avanguardia che hanno fatalmente segnato la storia dell’arte del Novecento, mi spingeva sulla strada della sperimentazione, non come artista (o forse sì, visto che il critico viene da molti considerato un artista mancato), ma come storico. Scelta atipica, questa, perché la formazione longhiana mi avrebbe imposto un ambito di studio che non conosce avversari, mentre la mia naturale inclinazione andava, e va, nel verso opposto e quale sorpresa nel verificare che, contrariamente a fedi invalse nel mondo dell’arte antica, l’arte moderna può palesarsi, agli occhi scientifici di un longhiano, straordinariamente ricca di diaframmi e significati. E, munita delle metodologie acquisite dai miei studi pregressi, iniziai a muovermi nel mondo contemporaneo, di cui intendevo verificare subito due aspetti: 1) il livello di sopravvivenza, nelle espressioni artistiche di questi ultimi trent’anni, di quei linguaggi avanguardistici, che hanno rivoluzionato il XX secolo 2) la compatibilità di esse con l’arte classica, ribaltata nella Forma a partire dalla fine dell’Ottocento, ma concettualmente sempre sottintesa a qualsiasi operazione artistica: da qui la non attualità della parola “informale”, legata a un epoca in cui il concetto di Forma non si era ancora sviluppato nella sua multivalente struttura, come la pittura più recente ha dimostrato. E con questi precisi scopi, quale occasione può rivelarsi migliore di un impresa espositiva che metta i maestri di oggi direttamente a contatto con le nostre antichità? Presto però mi resi conto che l’idea non piaceva solo al suo autore, ma anche a chi, per nulla affatto preoccupato di stabilire nessi concettuali tra Antico e Moderno, tra Passato e Presente, si limitava ad imitare la mia idea per sola esigenza di clamore pubblicitario: è accaduto ai cosiddetti critici di chiara fama… Il Metaformismo è l’approdo ultimo di questa lunga ricerca, svolta, attraverso la viva e diretta esperienza, sulle dinamiche differenziate dell’Arte Contemporanea Italiana, i cui rappresentanti, nel tempo, hanno raggiunto una loro compiutezza, distinguendosi, ciascuno, a forti tinte l’uno dall’altro, quasi un ritorno al Genio rinascimentale, una sorta di cerebrale post-rinascimento, insito nell’odierna espressione artistica. Il prefisso greco μετ£ ha due valenze di significato, entrambe sincroniche, intendendo il “dopo” e, al contempo, anche il “tra”, di luogo e di spazio, che, applicate al concetto di Forma, suggeriscono tutte le possibili trans-mutazioni di essa, dalla sostanza all’apparenza e viceversa, valide oggi, ma anche domani. Il vocabolo infatti è stato sinora utilizzato solamente nel vasto spettro della geologia che, come è noto, si occupa della terra e di tutti i fenomeni di vitalità della medesima: nell’arte, viene introdotto, per la prima volta, da chi scrive e in questo momento. In tale ottica anche l’Impressionismo si può considerare un primo timido Metaformismo per il semplice fatto che, sradicata la Forma dalla sua collocazione secolare, resta un linguaggio fatto di possibili segni, ma soprattutto di colore e se poi l’artista decide di seguire l’esempio di Alberto Burri e utilizzare a scopo pittorico strumenti e materiali, che di per sé non lo sono, allora la dimensione metaformistica sarà totalizzante. Con il Metaformismo non intendo istruire movimenti o correnti, intendo suggerire semplicemente un orientamento storico-critico che, per l’ampia gamma di sfumature semantiche ed estetiche, è sicuramente estensibile a tutte le fenomenologie d’urto del Novecento, incluse le variegate manifestazioni pittoriche — assolutamente prevedibile la presenza della Pittura — restando escluse, per definizione stessa, tutte le forme d’arte basate sulla rappresentazione del reale, largamente sostituite dalla virtualità.

Giulia Sillato

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