Il Metaformismo
Il Comune di Sabbioneta, il Comune di Mantova e la Provincia di Mantova sono lieti di ospitare la Rassegna del
Metaformismo al Palazzo Ducale Gonzaga. In tale occasione sarà presentato al Teatro all’Antica il Catalogo dell’Arte
Moderna Italiana n. 51 dell’Editoriale Giorgio Mondadori che registra annualmente la presenza del Metaformismo.
LA RASSEGNA: 42 artisti e 140 opere si riuniscono in una rassegna di linguaggi artistici che si esprimono senza figura e tuttavia leggibili con un nuovo metodo di lettura visiva: il Metaformismo.
I MAESTRI: provenienti da ogni regione d’Italia, hanno raggiunto, in numerosi anni di attività artistica, livelli di notorietà nazionale e internazionale. Alcuni sono stati alla 54° Biennale di Venezia, altri in realtà artistiche di prestigio non meno elevato, tutti ufficializzati da adeguata biografia fornita annualmente dal Catalogo dell’Arte Moderna dell’Editoriale Giorgio Mondadori, ex Bolaffi Arte: Anter, Dino Aresca, Gennaro Barci, Natalia Berselli, Martino Brivio, Tiziano Calcari, Jole Caleffi, Drago Cerchiari, Marc Chiassai, Adriana Collovati, Bruno Daniele, Enzo Devastato, Feofeo, Emanuela Franchin, Massimo Fumanti, Alessandro Grazi, Valeriano Lessio, Dino Maccini, Saverio Magno, Pier Domenico Magri, Eugenio Marchesi, Claudio Massimi, Carmine Mastronicola, Chiara Müller, Salvo Nicotra, Isabella Nurigiani, Ivano Pardi, Michele Pinto, Osvalda Pucci, Giulio Ribezzo, Nicolò F. Ricciardi, Carla Rigato, Maurizio Rinaudo, Antonio Saporito, Laura Sartori Tibaldi, Paola Serra,
Fedora Spinelli, Claudia Tenani, Francesco Terelle, Roberto Tigelli, Lorena Ulpiani, Ross Vacondìo.
L’AUTORE: storico dell’arte di scuola longhiana, Giulia Sillato ha teorizzato nel 2010 – dopo numerosi anni di
indagini e studi – i principi di una nuova visone storico-artistica, fondati su una lettura estetica innovativa e rivoluzionaria, con cui riscrive le ultime pagine della storia dell’arte moderna, sostenendo che l’espressione artistica non figurativa, non è mai stata abbandonata dalle forme, riconoscibili, queste, concentrando la propria attenzione sulle aggregazioni “formali” presenti nelle espressioni cosidette “astratte”. Ne deriva che il concetto
di “informale” è un falso storico.