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L’era dell’Astrattismo è finita…

Nasce nel 2010 il Metaformismo, nuova teoria visiva che pone l’accento sulle forme di un quadro, di una scultura, di una installazione e sollecita il pubblico a leggerle e trovarne il senso.

Il Metaformismo è una nuova visione storico-artistica che propone una lettura “formale” dell’opera d’arte non figurativa.

Sino a questo momento il fenomeno del formalismo nell’arte veniva identificato nella rappresentazione figurativa, ossia nella capacità di riprodurre con mezzi e materiali, plastici o pittorici, il mondo reale. Il Novecento, introducendo espressività alternative (le Avanguardie), al punto che anche un ritratto potesse apparire tutto tranne che la rappresentazione di un soggetto umano (Picasso), arginava l’area dell’arte figurativa, togliendole qualsiasi altro ruolo che non fosse quello dell’impegno sociale e questo spiega l’allineamento della pittura con il cinema neorealistico del dopoguerra, ma questo è soltanto uno tra i tanti aspetti della cultura artistica del secolo scorso. Intanto lo svestimento dell’espressione artistica da ogni elemento d’ordine visivo-riproduttivo favoriva la formazione di teoriche filosofiche, intese a esaminare il rapporto tra il Fenomeno e lo Spirito, ossia tra ciò che appare e ciò che è, proponendo infine una lettura dell’arte cosiddetta “astratta” da punti di vista a carattere etico-spiritualistico: in altre parole, non potendosi più accedere a un messaggio immediato, quale quello consentito da figure riconoscibili, se ne doveva per forza trasferire il senso su un piano spirituale. In tale direzione spinse anche la diffusione della fotografia come mezzo meccanico di riproduzione delle immagini, costringendo gli artisti a spostare la propria attenzione e indagine su altri obiettivi, focalizzati, nel frattempo, da una piccola opera teorica che diventa in breve uno dei trattati d’arte del XX secolo più letti in assoluto: “Abstraktion und Einfühlung” (Astrazione ed Empatia) di Wilhelm Worringer, storico dell’arte tedesco che lo pubblica nel 1908.

L’autore, tra le varie considerazioni, afferma che “l’usuale gerarchia di valori, basata su leggi rinascimentali, non è valida per considerare l’arte di altre culture […] e che molti artisti creano dalla realtà, ma con un impulso astratto, cosicché le ultime tendenze dell’arte si trovano in società meno materialiste”. Con queste valutazioni egli sta già documentando un processo di innesto nell’arte occidentale di valori formali specifici di civiltà lontane. Molti stati europei, infatti, orientavano in quegli anni la propria politica coloniale verso paesi africani e asiatici, le cui civiltà ricadevano in Europa attraverso i prodotti d’importazione e gli oggetti d’uso; un po’ come era accaduto al tempo di Napoleone, quando, al rientro dalla campagna in Egitto, l’ingente bottino di reperti d’epoca egiziana influenzò non solo l’arte, ma tutto il costume della corte francese. In questo caso però gli oggetti importati da Africa e Asia avevano un sapore preistorico, al di qua del Rinascimento per intenderci, come ben osservava Worringer, la cui fusione con la cultura artistica occidentale avrebbe riservato grosse sorprese e l’Astrattismo, coevo al Cubismo, è tra queste: credere in una realtà essenziale, nascosta dietro le apparenze, fornisce una naturale razionalità all’arte astratta. In “Lo Spirituale nell’Arte” del 1911, Vasilij Kandinskij parla di una nuova epoca di grande spiritualità e del notevole contributo offerto dalla pittura, che, basandosi sul linguaggio del colore, rinnova radicalmente propri ruoli e funzioni: l’artista fornisce, in proposito, numerose indicazioni sulle proprietà emozionali di ciascuna cromìa e, diversamente dalle posizioni espresse dalle teorie sul colore enunciate prima di lui, egli non si interessa allo spettro ottico e di come esso venga percepito, ma alle possibili risposte dell’anima, perché il segno e il colore ne sono la più alta e nobile espressione…

Le filosofie della Modernità
Questa breve sintesi è necessaria al fine di comprendere come le preoccupazioni di artisti e teorici della prima metà del Novecento fossero interamente rivolte a risolvere la questione figura-non figura, istituendo un’opposizione di concetti che andava ad arricchire il quadro delle dicotomìe del sistema culturale moderno, radicato nel razionalismo cartesiano e nell’assolutismo nietzschiano. La filosofia moderna, composta di un insieme di posizioni critiche e non di un pensiero univoco, elabora tuttavia specifiche coordinate, organizzando la realtà su principi totalitari, non importa che siano giusti o sbagliati, che siano realistici o meno, che corrispondano o meno alla legittimità del pensare e dell’agire, ciò che importa è che questi riferimenti siano l’immagine di un pensiero cosiddetto “forte”, in grado di andare avanti quasi con piglio militare: il pensiero moderno è costantemente rivolto al concetto di novità e di superamento; il nuovo, in quanto tale, è considerato migliore di ciò che lo ha preceduto e ciò che è trascorso in termini temporali, in quanto è trascorso ossia passato, è superato; la storia è vista in chiave di progresso continuo e la ragione è l’unico strumento di cui l’uomo disponga per dominare la natura attraverso la scienza.

Il Metaformismo e le filosofie del Postmoderno
Tutte le possibili digressioni da questo impeccabile quadro non sono considerate: sono questi i termoregolatori delle Avanguardie artistiche… ed ecco spiegata la storicità “trovata” (rifacendo il verso a l’objet trouvé) del francese Marcel Duchamp, della statunitense Pop Art e di molti altri fenomeni artistici, autorizzati a legittimare la provocazione all’insegna dell’innovazione. Il Metaformismo, con ciò intendendo il passaggio della Forma da una condizione all’altra, all’epoca di questi accadimenti è già in atto, anche se il suo certificato di nascita è datato 2010: esso, infatti, non si preoccupa di analizzare le implicazioni, di qualunque natura esse siano, ma di affrontare una questione puramente visiva, che inizia addirittura con la pittura impressionista, per poi ottenere il massimo dei contributi dal Cubismo grazie a un’operazione di scollamento “formale” senza precedenti nella storia dell’arte. Il Metaformismo va oltre le idee, i programmi, le tesi da dimostrare, perché di essi coglie solo i modi in cui vengono raccontati e, favorendo l’analisi dei dettagli espressivi di un artista, aprirà infinite porte sul suo mondo fantastico, improvvisamente chiaro alla nostra lettura. Il Metaformismo contiene in sè gli estremi di una visione artistica universale, perché viaggia in spazi, ma anche in tempi diversi tra loro… Ne è prova il fatto che negli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale, affacciandosi sulla scena storica la percezione di trovarsi nel mezzo di una svolta epocale, nell’arte confluirono modi espressivi “anticlassici”, ai quali però è possibile applicare l’odierna visione metaformistica che, non ancora teorizzata dalla scrivente, trova ugualmente significativi riscontri nell’ampia produzione artistica dell’epoca a conferma della propria funzionalità critica.

Ed è proprio intorno alla metà del XX secolo che varie correnti di pensiero cominciano a divulgare l’idea che stia per finire la Modernità, risucchiata gradatamente da un nuovo atteggiamento culturale, genericamente indicato come il Postmoderno, con cui cesserebbe la storia, o meglio il concetto di storia. Non sarebbe più accettata la storia intesa come ciclico divenire, ossia un susseguirsi di epoche ben distinte l’una dall’altra e tra loro riconoscibili per tratti caratteriali; si tenderebbe a concepire il tempo come una serie di eventi istantanei, autonomi e dissociati tra loro. La storia quindi si trasformerebbe in un percorso lineare, equiparante passato e presente, quest’ultimo non necessariamente rivolto al progresso industriale, che, come responsabile dell’inquinamento del pianeta, dovrà entrare nell’elenco delle condizioni di vita da sottoporre al vaglio finale per una definitiva conferma o smentita.
Lo sviluppo dell’uomo sul nuovo pianeta può prendere anche altre direzioni, possibilmente più costruttive, per esempio: programmare un’esistenza ecologica oppure cessare di contemplare la novità come una necessità felicemente risolutoria, visto che del nuovo si sono toccati tutti i limiti. La razionalità contemporanea in realtà valuta senza esporsi a dare risposte certe e definitive, elaborando un pensiero pluralistico, totalmente prosciolto dal concetto di assoluto, perché viene meno l’idea che ci sia un’unica verità capace di orientare la mente dell’uomo.
Si è instaurato una sorta di relativismo culturale (fortemente accentuato dalla tecnologia e dall’impero informatico), che non ha alcuna pretesa di prevaricare, semplicemente constata l’impossibilità di individuare valori assoluti, intesi, questi ultimi, come negazione del concetto di modernità. Se l’arte esprime il suo tempo, ciò che l’arte ci racconta oggi non è riconducibile ad esclusivi, e tantomeno riconoscibili, assi interpretativi, magari sostenuti da interne dialettiche e specifiche interazioni con il mondo reale: per entrare dentro un’opera d’arte con spirito di conoscenza occorre che leggiamo attentamente il dato formale, segno rivelatore del pensiero dell’artista. Sulla fenomenologia delle forme e sulla loro bipolarità significato-significante gli artisti del primo Novecento hanno lasciato una trattatistica letteraria e filosofica esaustiva, che in un certo senso fa ancora luce sulla strada percorsa dai contemporanei, ma il progressivo manifestarsi, come si è detto, del pluralismo, idee – pensieri – azioni, ha fatto dell’arte un insieme illimitato di microcosmi, aventi ciascuno una propria identità, libera di scollegarsi dagli altri: insomma, ognuno parla il suo linguaggio e nessuno pensa di motivarlo con istanze culturali universalmente riconosciute.

Il Metaformismo, usando la forma come strumento di indagine, dimostra non solo di poter penetrare nell’indole speculativa dei maestri del secolo scorso, ma di riuscire anche a decodificare i messaggi degli artisti di oggi, molti dei quali hanno rinunciato all’aulicità del tema a favore di una ricerca più tecnica: materiali e procedure inedite tra cui destreggiarsi con abilità artigiana, riconosciuta, questa, come valore di primo piano.

Giulia Sillato © 2012

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